sabato 28 aprile 2007
And for the first time the animals were gone
Già, per un intero weekend, the animals are gone! Tutti i miei coinquilini stabili e quelli non-stabili che stabilmente rompono qui.

E mi sembra doveroso, a questo punto, lasciare un po' di spazio, qui, ai miei coinquilini!
Perché, si sa, paese che vai...gente che trovi. E quando poi sei erasmus e ti ritrovi per sei mesi in una casa grande ma con altre 6-10 persone, la gente che trovi è decisamente tanta!

Per cui, iniziamo dai piani alti.

Margaux. Margaux è la proprietaria. Cioè, Margaux è la figlia del proprietario della casa, e ed è la classica padrona di casa. E' lei che sbrocca quando è finita la carta igienica, per esempio. O quando sono finiti i soldi per andarla a comprare. O quando una pentola è in giro da più di un giorno e mezzo.
Margaux si ritiene una persona 'equilibrata' che mangia 'equilibrato'. Certo, la persona equilibrata in questione possiede una costosa quattroruote, almeno due case, ma se le chiedi un passaggio ti chiede 3€ per la benzina. Pretende di studiare tutto il giorno e si distrae anche se vola una mosca, per cui in una casa con un viavai di 10 giovincelli deve esserci silenzio assoluto. Butta 400gr di pasta per lei sola e si meraviglia moltissimo del fatto che A. la faccia ingrassare, B. io ne butti 80gr e a volte non li riesca a finire. La pancetta e la panna da cucina sono ingredienti onnipresenti. Anche verso questi due si protende con amore ed affetto, stupendosi puntualmente di tale morbido rotolino qua e là nel suo corpo che ritiene sicuramente dovuto a quel brutto e cattivo olio d'oliva che la sua coinquilina italiana continua a voler far comprare per cucinare.
Margaux è innamorata di tutti gli uomini che conosce, padre compreso. Il padre di Margaux è simpaticissimo e talmente ironico con la figlia che lei, ovviamente, non lo capisce. Adoro il padre di Margaux, ma essendo gastro enterologo in ospedale non passa quasi mai. Fatto che sta che il rapporto della Margaux con gli uomini di casa è più o meno quello che ha mia nonna con i figli maschi: faccio tutto io non vi sporcate le manine e non vi rimboccate le maniche. Salvo poi girarsi amicalmente verso la popolazione femminile (io e Sophie) e urlare di questi maschi porci che lasciano lì le pentole a posta perché lei gliele lavi. Questi maschi in questione, secondo me, hanno capito tutto. E lei lava e lamenta.
Tra le altre cose, Margaux si chiama Marguerite ma trova che faccia troppo 'petite fille modèle'. Le 'petites filles modèles' si chiamavano Camille et Madeleine, ma va be'.

Accanto a Margaux c'è Gauthier, detto Gauth. Gauthier lo definisce benissimo Sophie:
''Business School, camicia a quadri, cattolico, ricco, di destra, bravo ragazzo, generoso, invadente''.
Io aggiungo, decisamente tonto e con una ragazza molto bellina che si chiama Thylla. Che poi è un nome che mi intrippa davvero molto, se aggiungi che di cognome fa Neve.
Gauth è strano. A Gauth l'ordine piace, ma non fa nulla per mantenerlo, aspetta che passi Margaux. Stranamente, però, camera sua è ordinatissima. Gauth è generoso, c'è da riconoscerlo. Però poi se invita a cena gente chiede 4€ per il cibo (ma questa è un'abitudine molto belga, cosa che mi ha sconvolto e continua a sconvolgermi), e nonostante dica a tutti di utilizzare la sua Philips Senseo per l'espresso (che poi tra le altre cose non è espresso e fa anche schifo -_-') ti imbruttisce se ti vede che la usi. Si arrabbia se trova roba nel congelatore, sapendo benissimo che gli scomparti sono 5 e noi 'legali' siamo 6. E ti lascia le cose a scongelare sul tavolo. La mattina sbatte la porta di casa. In compenso, però, ha scanner e stampante: se ti porti i fogli tuoi puoi stampare (ma non più di tre quattro pagine), mentre per scannerizzare dipende dal suo umore. Scarica film, ma scarica anche la colpa su di me se finiamo i 10GB mensili di connessione. Ed è decisamente altezzoso. Però in fondo è una persona gentile e si fa i cazzi suoi, se non altro. Tra le altre cose, sa di avere potere assoluto su Margaux. E non ne approfitta neanche troppo.

Al piano di sotto, iniziamo dai ragazzi. Mathieu. Mathieu come stanza è il più sfigato, effettivamente, perché per arrivarci deve passare dal bagno -_-'
Detto ciò, non è mai stata una buona motivazione per chiudere il suddetto bagno a chiave perennemente precludendo non solo l'accesso ad uno dei tre gabinetti (e in 10 servono tutti e tre) ma anche a quel meraviglioso aggeggio chiamato LAVATRICE...
A Mathieu piace il sesso. E fin qui, mi sta pure bene. A Mathieu piace fare sesso ovunque (en passant, io mi trovo tutti coinquilini ninfomani e con manie di farsi guardare -_-). E fin qui, pure, sti cavoli. Peccato non chiuda mai le porte. E scelga, per esempio, il tavolo del salone alle 7 e mezzo di sera quando dopo una lunga giornata di studio la sottoscritta e Sophie si accingono ad avviarsi in cucina (per arrivare alla quale è necessario passare per il salone) a cucinare la meritata cena.
Mathieu è abbastanza carino e altrettanto vigliacco. Vive in un porcile e dove passa lui c'è bordello disordine caffè appiccicato e quant'altro. E Margaux dietro che raccoglie tutto, fondamentalmente infatuata. No, non stanno insieme, Mathieu ha una ragazza, Pérrine, molto carina e abbastanza invadente (be', fa VERAMENTE come se fosse casa sua) ma che per mia fortuna incrocio pochissimo.

Dall'altra parte del bagno c'è Sophie, Soph. Sophie è di origini italiane, è molto simpatica. Forse ha un po' tanti pregiudizi, e una volta che ha avuto una prima impressione di te non cambia idea. Tende ad etichettare le persone in modo molto rigido, ma come darle torto? Guarda con che belgici vive...
In compenso, come compagna di studio è eccezionale. Ha uno stranissimo rapporto con i genitori, ma sono cavoli suoi. Bruciata da una storia d'amore finita malissimo con un italiano, gli uomini per lei sono belli stronzi e materassabili, per lo più. Non male come teoria, però. Soph studia storia e passa tantissimo tempo sui libri. Quando non è sui libri è a casa dei suoi in campagna. I suoi sono due persone dolcissime e gentilissime, che la domenica mi portano sempre qualche verdura o qualche frutto dell'orto e l'ovetto frescofresco della gallina *_*
A Soph piace cucinare, e cuciniamo spesso insieme, senza tenere conto dei ripiani miei e tuoi come fanno tutti gli. E' fermamente convinta che il cioccolato abbia proprietà antidepressive, e ha una teoria ferrea sul come un quadratino dopo ogni pasto non faccia assolutamente ingrassare, anzi. Insieme a Soph praticamente conosci anche le sue sorelle, ai lati estremi del mondo, onnipresenti su skype. Molto gentili e servizievolissime per tutto ciò che riguarda lo studio, e anche per aiutarti in qualsiasi momento. E poi ha sempre un pezzo di cioccolato da offrirti, Soph. In qualsiasi momento. Si sarà capito che, oltre ad essere l'unica persona quasi normale in questa gabbia di matti, è anche quella con la quale mi trovo meglio.

Accanto a Soph c'è l'uomo invisibile, Benjamin, Ben. Ben non si vede quasi mai. Suppongo sia una specie di vampiro, in quanto dorme fino a che, intorno alle 18, non passa il padre tornando dal lavoro e lo tira su quasi di peso. Ben è molto riservato ma anche molto simpatico, soprattutto per quella buona quantità di Fausto che ti offre senza remore! Il frigo di Ben è perennemente vuoto, vive di Kebab e patate fritte, e ovviamente è magro come un chiodo. C'è chi ha tutte le fortune!
Non è particolarmente amichevole perché non lo incroci mai, ma ha spesso una parola gentile, una patatina fritta, un panino tossico a qualcosa di non identificato che ti mangi lo stesso perché è stato gentile ad offrirlo. E, soprattutto, dalle 18.30 per Ben è Happy Hour. Se conoscete i pressi delle birre in Belgio, saprete che la migliore costa meno di un euro la 75cl. E bussa sempre da camera mia con un bicchierone pieno di bionde brune rosse doppio malto e aromatizzate in vari modi.
Ben mi sta molto simpatico, è un peccato che sia il cugino di Margaux, e che questo comporti che è perennemente incazzato con lei, cosa che non giova particolarmente alla dinamica del kot.
Non l'ho detto? KOT è la parola belgica per: casa-o-appartamento-pluriabitato-da-studenti. Più che altro Margaux e i suoi due amori sono abbastanza coalizzati contro di lui, e questo non giova al suo restare in casa. Va a correre due volte a settimana nel bosco, e se io o Soph abbiamo lezione o delle conferenze fino a dopo le 21 ci viene a prendere a piedi all'uni perché da sole a Bruxelles di notte è pericoloso. E' appassionato di fumetti e studia Scienze Politiche. In compenso, però, non studia mai mai mai. Ma non c'è compagno migliore per perdere tempo davanti alla tv.

Sotto a tutti ci sono io, da sola, a piano terra, vicina al salone. La stanzetta è la più fresca della casa, e non ho vicini di camera rumorosi. In compenso, però, mi sveglio ogni volta che qualcuno la notte si alza, scende, sale le scale, apre la porta del salone. Questo perché, sarà ormai evidente, i coinquilini sono tutti rispettosissimi del sonno altrui, tanto che alle 8 del sabato mattino urlano felici e garruli.

Ma di me ho già parlato abbastanza in precedenza, no?

Così sembra che sono di cattivo umore, ma non è così!
Mi raccomando:
If I had just one last wish I would had one tasty fish!

(no, non sono impazzita) (non ancora)

Etichette:

 
posted by Camilla at 17:19 | Permalink | 1 comments
lunedì 16 aprile 2007
Harder now with higher speed
Tornata per vari motivi la voglia di scrivere.
Una specie di grafomania incalzante ed invadente.
Quest'ultima piccola valanga di parole, in compenso, mi piace. Mi piace perché è corta, perché è leggera. Perchè ho accantonato il personaggio femminile laconico che oramai sotto la mia penna è logoro e abusato (parlo di me come di una scrittrice. Ma per favore!).

Quindi lo sottometto qui.
Era un racconto costruito da un discorso con una persona e in base a determinate parole che abbiamo scelte insieme:
bugia, bosco, battuta, luminosa, fuoco, luna, america, pelo, gondola, oca.

E dunque, ecco a voi,

Smilla

Non che l’avessero ignorata.
Anzi. A lei non erano mai piaciute quelle persone che si prodigano in coccole come il gatto perde il pelo sotto al divano.
Così si ergeva dal suo posto di battaglia, senza perdere una battuta di quello che stavano dicendo a tavola.
La cena era stata delle più succose: ossobuco, annesso brodo e tortellini (quelli portati dalla nonna), polpettone, tiramisù. Niente male. Anche lei aveva avuto modo di gioirne. I resti, poi, avrebbero fatto contento il terrier del vicino, quello con sempre mille storie divertenti da raccontare.
Così Smilla non perdeva una battuta di quello che si diceva. Sapeva benissimo che erano a quel preciso punto, a metà tra il tiramisù e il caffè, tra le lagne per l’ora della nanna e la lettura del giornale del nonno davanti al fuoco, a quel preciso punto in cui si sarebbe deciso il suo destino.
Così era pronta, all’erta, attenta come non mai. Certo lo celava sotto un’espressione farlocca, un occhio vacuo, proprio quell’espressione da oca che le rimproveravano molte amiche.
Si alzano i toni; il nonno ciabatta verso l’angolino suo, meta che ultimamente frequenta molto spesso. Poi torna, dopo quell’antipatico rimbombo risciacquoso che risveglia in Smilla lo stesso bisogno del simpatico vecchietto. Le lancia un’occhiata di semi rimprovero mentre passa davanti al divano. Ma quella è una cosa loro, uno scherzo, una bugia tutta da gustare. Come i tortellini e l’ossobuco. Perché il nonno non è mai arrabbiato con lei, in realtà. Al nonno lei piace. E lei ricambia come può.
Con un sonoro sbuffo Smilla cambia posizione, per sgranchirsi rimanendo comoda. E attenta.
Non un attimo di distrazione; in questo momento deve ignorare quella fiamma del caminetto che guizza luminosa come una stella cadente. Deve ignorare le storie cacofoniche che fa il terrier del vicino per conciliare (o impedire) il sonno di tutta l’America. Smilla in America in realtà non c’è mai stata. Ma ne ha viste molte rappresentazioni: in tv, nei giornali (anche in quelli che Andrea tiene sotto al letto convinto che nessuno li trovi). L’America per Smilla è esattamente come il suo quartiere: rumorosa, variopinta, un po’ puzzolente ma abbastanza chic per non farlo notare e abbastanza snob da pretendere che anche il puzzolente sia all’ultima moda. Certo, di donne come quelle sui giornaletti di Andrea, Smilla ancora non ne ha mai vista neanche una. Ma non esclude che, semplicemente, non abbiano i suoi stessi orari.
Un secondo sbuffo, sta divagando. I suoi pensieri annebbiati dal troppo cibo le impediscono di concentrarsi; ma non è il momento di giocare. Oramai anche Cecilia sta finendo la terza porzione di tiramisù, e il nonno già reclama a gran voce il suo decaffeinato ‘per digerire’.
Ed eccola, lì. Smilla si sente osservata, arrossisce. Ma ovviamente non se ne accorge nessuno. Se ne accorgerebbe solo Bò. Ma Bò lei lo vede quando fa buio nel bosco. Dietro al pino grande, in mezzo alla radura dove ci sono le panchine. Su quelle panchine ci si siede gente strana. Ci si siede sempre un signore, per esempio. Ha un cappello da veneziano. Smilla questo lo sa perché una volta Cecilia ha dovuto fare una ricerca per scuola e il titolo era ‘La Gondola’. Allora Smilla, in quel suo modo materno e affettuoso, l’ha confortata per tutto il pomeriggio per aiutarla a concentrarsi. E così ha scoperto che in un posto, forse un altro quartiere come il suo, come l’America, che si chiama Venezia, invece di quelle casse su ruote le persone vanno in giro su una gondola, con degli strani cappelli. Ogni tanto anche delle maschere. Non aveva capito proprio bene come si muovessero, ma sospettava che qualcuno sotto li trascinasse, o che avessero imparato a volare.
E di nuovo, fantasticherie. E di nuovo, si riporta alla realtà. Non è il momento di distrarsi, diamine! (“Diamine”, Smilla non lo sa cosa vuol dire, ma il babbo la ripete sempre questa parola…).
Fissa, attenta, proprio il babbo. Che si alza a prendere la caffettiera da casa, quella che usano quando non ci sono altre persone a tavola. Smilla ha un tuffo al cuore: che si siano dimenticati?
Poi, a metà del movimento d’aprire l’anta dove si trova il barattolo con l’etichetta: CAFFE, il babbo si volta, pensieroso. Nel girarsi incontra prima la finestra, dove fissa la notte schiarita dalla rassicurante luna piena, poi lo sguardo un po’ farlocco dietro al quale Smilla si nasconde. Sorride, indi rivolge ai commensali la fatidica domanda:

- Chi è che porta fuori Smilla, stasera?
 
posted by Camilla at 21:15 | Permalink | 1 comments
sabato 14 aprile 2007
What I am to you is not real


Questo vuol dire che l'Apocalisse è sempre più vicina.
Io, nel frattempo, visto che Shannon qualcosa me l'ha insegnato, prendo il sole in giardino con Poldina, facendo finta di studiare.

Etichette:

 
posted by Camilla at 15:45 | Permalink | 0 comments
mercoledì 11 aprile 2007
Papa went to other lands
Back to Brussels.

Umida come non mai, stranamente soleggiata e calda. Non l'avrei mai detto. Mi aspettavo pioggia, pioggia che mi constringesse a chiudermi in camera e studiare tutto quello che non ho combinato a Roma.
Viaggio assurdo, troppo presto al mattino, mal di testa da aereo così forte come non l'avevo da tempo.
Ma.
Torno a casa, profumo di focaccine e tre vassoi di cookies caldi. Grazie, amico coinquilino-che-quando-è-stressato-cucina-dolci *_*

Due settimane decisamente stressanti. Una tensione che si tagliava a fette, sguardi, occhi gonfi, segreti, mezze verità. Ed ora, basta.
Torna alla calma routine che profuma di ammorbidente di quella cameretta che sembra da adolescente o da bimba piccola, con i poster di Lost e Grey's (si, lo so ù.ù) e il copriletto IKEA, il pupazzo-cuscino di Totoro e la mega scrivania ingombra di ninnoli.

Torna a mettere su Damien Rice, che a Roma quasi stonava. Alle connessioni a 20kb/s quando va bene, ai caffé lunghi e un po' schifosi, al camioncino di gaufres e al bosco davanti casa.

Torna a Bruxelles, a finire questo bell'erasmus. Concentrati un po' sullo studio, che non ti fa male...
E poi, pensa bene a cosa vuoi fare. Da cosa vuoi fuggire. A una laurea, maybe.
Pensa.

Etichette:

 
posted by Camilla at 18:05 | Permalink | 1 comments
mercoledì 4 aprile 2007
Can't take my eyes off of you
E' puro narcisismo, ma capitemi: succede una volta l'anno!
Beccatevi questa!
^_^
 
posted by Camilla at 10:58 | Permalink | 4 comments
martedì 3 aprile 2007
Your Brain is Purple

Of all the brain types, yours is the most idealistic.
You tend to think wild, amazing thoughts. Your dreams and fantasies are intense.
Your thoughts are creative, inventive, and without boundaries.

You tend to spend a lot of time thinking of fictional people and places - or a very different life for yourself.
What Color Is Your Brain?


Rubato a Valia.
 
posted by Camilla at 01:45 | Permalink | 0 comments
lunedì 2 aprile 2007
in a place where no one knows what we have done
Bugie.
Cose che fanno male.
Cambiamenti.
Cose che fanno crescere.
Discorsi.
Cose che fanno piangere.

Potrei parlare di come la mia cagnetta sia tanto invecchiata, o di come temo che i miei sopportino sempre meno la mia presenza (e non vuol dire che non mi accolgano con feste pasta al forno e leccornie). Ma tanto finirei per parlare di quanto voglio scappare via da qui.
Allora parliamo di me. Di quanto mi è piaciuto l'ultimo episodio di Friday Night Lights per esempio! Un misto abbastanza geniale e sicuramente riuscito di pathos, cialtronaggine, sport, amore, puccipucci e decadenza, che ci sta sempre bene.
Di quanto negli ultimi giorni io abbia modificato la mia concezione di: amicizia, amore, viaggio, esperienza. (Si, devo ancora ricominciare a fare le liste che mi semplificavano la vita...).
Di quanto inizio a conoscere a memoria delle canzoni di Damien Rice.
Di quanto non riesca a dare un senso alle parole in francese di 'The Professor et la fille danse', né ascoltandole né vedendole scritte.
Dei miei simpatici amici canadesi che fanno il giro dell'Europa in 2 settimane, stanchi, sorridenti e felici. Che stanno insieme da quasi un anno e già convivono perfettamente e si trovano bene a Bruxelles, nonostante le litigate.
Di quanto vorrei ricominciare....

in a place where no one knows waht we have done.

Mi rendo conto che il post sia patetico ma 1. avevo bisogno di scrivere qualche vaccata, 2. non è che sia proprio un periodo *tranquillo*.

Non riesco a farmi passare la voglia di scappare via.
Mi sento molto Josephine March, per concludere.

Etichette:

 
posted by Camilla at 20:04 | Permalink | 0 comments