E ti ritrovi a cercare qualcosa per riempire il po' di vuoto dentro, ovunque.
Sii razionale, Camilla. Cosa cerchi? Poi pensa al dove.
Il problema è questo; razionalmente pesando, proviamo ad essere razionale, per una volta , la mancanza dovrebbe essere provocata o dovuta dal fatto che qualcosa, che prima c'era, ora non ci sia più. Puff, svanito.
Lo cerchi prima tra i giocattoli: è nell'infanzia che si sono perse tante cose. Tra gli scatoloni che ogni anno con una piccola stretta al cuore aiutavi la mamma a portare alla Caritas, con i pantaloni che ormai ti arrivavano agli stinchi e i giocattoli che non usavi più. Come quella volta che hai venduto il Tuo Primo Libro alla fiera a Martignano. Un Libro enorme, più alto di te, di cartone, una lettera e una parola, con varie illustrazioni, su ogni immensa paginona. E lo smontavi, ci facevi le capanne, ti ci nascondevi, ci facevi dormire peluche e cicciobelli. Cos'hai trovato, cercando tra i giocattoli? Ricordi sbiaditi, felici, annacquati, che non sai più distinguere dal racconto che ti hanno fatto di quelle situazioni, metabolizzati, idealizzati. Cosa ti manca? Forse qualche tuo peluche. Ma neanche.
Allora ti butti un po' tra i diari delle medie, i cahiers de souvenirs di Ouaga e i Livres d'Or dello Chateaubriand. Magari sono quelle belle feste, quelle boum francesizzanti e francofone che non hai più trovato da nessuna parte. Quelle serate pazze e ballerine. O i pigiama party ogni due settimane a vedere Grease, o il gelato in centro il venerdì pomeriggio.
Forse è quello. Ma ci sono state tante altre cose, dopo. Ed ora? Serate couscous, ristoranti cinesi, pizzerie, birrerie, pub. Ecco, le serate danzanti potrebbero essere una causa. Potrebbero. In parte. Ma perché sentirla ora, questa mancanza? Da molto tempo non frequenti più persone abbastanza allegre da voler ballare. Quelle che vogliono farlo si chiudono in discoteche (estremamente care) e super affollate ad ondeggiare (o anche: rimorchiare) appiccicati ad altri corpi sudaticci su musica senza melodia.
Cerchi negli anni di liceo. Forse un po' ti manca l'ambiente-classe. Quella classe che 3 giorni a settimana odiavi, quei visi contro cui imprecavi puntualmente, quelle frustrazioni, quei piccoli stress quotidiani del speriamo-che-non-mi-becchi. Ma è strano che ti manchi il liceo, proprio a te. Ne sei uscita pensando fosse la salvezza, la liberazione, la fine, l'epilogo delle tue torture. Guardi a Parigi, in quello strano liceo post-liceale pre-universitario d'élite in cui ti eri trovata per caso. Che mi manchino le spinte e la pressione del sentirmi dire 'Siete l'élite di questa nazione: se non siete abbastanza, non avete nulla da fare qui'? Strano. A Parigi ho pianto per un anno intero, praticamente. Certo, i bei momenti ci sono stati. Ma pochi.
Ho iniziato questo post perché sentivo un po' un vuoto dentro, e non me lo riesco a spiegare. Come sempre, conoscendomi, sono finita a parlare di nostalgie vicine-lontane lagnose e patetiche.
Credo però sia una questione ingarbugliata, complicata, legata agli amici ed alle persone che amo. E non ci voglio pensare. Ora ho sonno, domani mi tocca alzarmi alle 7 per studiare e ho mille altre cose belle e meno belle a cui pensare. dovrei concentrarmi su quelle.
Il vuoto dentro un po' rimane, ma tirare fuori ricordi...fa sempre bene.
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